Coolsculpting “Minima spesa, massima resa”

Se siete della filosofia “Minima spesa, massima resa”, mi sento in dovere di mettervi all’erta: applicare questa metodologia di pensiero alla chirurgia estetica potrebbe rivelarsi una pessima idea.
Purtroppo sono sempre di più le persone che, desiderose di cambiare e sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, scelgono un medico estetico solo sulla base del preventivo.

1. Capire fin da subito se un chirurgo estetico sia qualificato o meno

Il chirurgo estetico deve, come prima cosa, possedere una Laurea in Medicina ed essere iscritto all’Ordine professionale. Non solo: deve essere specializzato in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva ed Estetica o aver maturato un’esperienza in questo campo specifico da almeno cinque anni per essere ritenuto un vero specialista della materia.

2. Scegliere un medico estetico anche in base alla struttura in cui opera

Uno dei fattori che permettono di capire se un medico estetico opera in sicurezza è, sempre secondo gli esperti dell’AICPE, la valutazione della struttura sanitaria dove lavora: deve essere accreditata dal Ministero della Salute e rispettare determinati requisiti di sicurezza e di igiene. Va inoltre valutata l’equipe medica che opererà ed affiancherà il chirurgo plastico nell’intervento, a partire dall’anestesista.

3. Chiedere quali siano gli strumenti e i prodotti utilizzati nell’intervento

Un medico estetico qualificato e che agisce nel rispetto della persona non avrà problemi a fornirvi nome, marca, targhetta identificativa e altre informazioni sul materiale che utilizza, come ad esempio una protesi per il seno o un filler per le rughe. È un vostro diritto avere tutte queste informazioni (perciò chiedetele!).

4. Fare una prima visita

Anche la prima visita può essere utile per individuare la professionalità del chirurgo estetico. Questa visita è indispensabile per dettagliare aspettative, rischi, costi totali e valutare, sulla base dell’anamnesi del paziente, le concrete possibilità di realizzazione.
Gli esperti AICPE precisano che le fotografie del “prima e dopo intervento” degli altri pazienti o i programmi elaborati al computer sono solamente indicativi del risultato finale. Molto dipende dalla problematica che presenta ciascun paziente e dalla mano del chirurgo in corso d’opera.

5. Informatevi, col consenso informato

Non dimenticate che, prima di firmare il consenso informato, dovete leggerlo approfonditamente e con cura, chiedendo al vostro chirurgo qualsiasi informazione aggiuntiva. Se avete analizzato tutti questi fattori e avete stabilito che il professionista è in regola con quanto citato sopra, potete dire di essere nelle mani del chirurgo estetico che fa per voi.

GRANDE NOVITA – IL TRATTAMENTO COOLSCULPTING®

Il sistema CoolSculpting® è un dispositivo di raffreddamento non invasivo (non chirurgico) in grado di trattare le adiposità localizzate ostinate applicando un raffreddamento controllato a diverse zone del corpo del paziente colpendo in maniera controllata le cellule adipose sottocutanee.
Il 25% delle cellule adipose della zona trattate per effetto della criolipolisi vengono cristallizzate (congelate), distrutte definitivamente ed eliminate naturalmente dal corpo in 90 giorni.
Coolsculpting è la prima procedura riconosciuta dalla FDA Americana come trattamento sicuro e non invasivo contro le adiposità localizzate.

Le zona che possono essere trattate con efficacia sono:
• sottomento
• addome
• maniglie dell’amore
• interno coscia
• esterno coscia
• culotte de chevalle
• ginocchio

L’uso del sistema deve includere aree del corpo con uno spessore dello strato adiposo sottocutaneo maggiore di 1 cm. CoolSculpting® non è un trattamento per l’obesità.

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    Rinoplastica

    L’intervento di rinoplastica permette di correggere gli inestetismo del naso armonizzando il profilo della persona senza stravolgere la fisionomia della stessa e sempre rispettando le proporzioni del viso.

    Molto spesso il fine della rinoplastica non è solamente quello estetico ma anche quello funzionale, intervenendo quindi sul setto nasale (in questo caso parleremo di rinosettoplastica), e anche quello di ristabilire forma e funzione del naso dopo un evento traumatico.

    Può essere effettuato dopo i 15-16 anni di età e comunque al completamento della sviluppo osseo. Nel post operatorio il paziente dovrà inserire dei tamponi che verranno rimossi dal medico dopo circa 24-48 ore. Possono manifestarsi gonfiori ed ematomi che spariscono in circa 7-10 giorni.

     

    Chirurgo rinoplastica Novara: le diverse tipologie di intervento della Dott. Stelian

    Questo intervento può essere primario o secondario a seconda che venga eseguito la prima volta in assoluto o che sia eseguito per correggere qualche difetto ancora presente dopo il primo intervento. In base alla tecnica utilizzata dal chirurgo, si parla di intervento chiuso o aperto. Una rinoplastica è chiusa se viene eseguita per correggere piccole imperfezioni e tutte le incisioni vengono eseguite all’interno delle narici ed è aperta quando i difetti da correggere sono più importanti e viene portata a termine praticando un’incisione alla base della piramide nasale.

    Fase Pre e Post intervento 

    Si tratta di un intervento di chirurgia estetica che necessita di grande personalizzazione. Il chirurgo plastico studia la forma del naso e le eventuali patologie respiratorie da correggere e, insieme al paziente, decide come procedere e quali sono le modifiche da apportare. L’intervento avviene in anestesia generale o in anestesia locale con sedazione. Dopo l’intervento si avverte un leggero dolore e, in un paio di settimane, scompare l’eventuale gonfiore. È comunque essenziale rispettare i suggerimenti e le prescrizioni terapeutiche dello specialista ed evitare accuratamente i colpi accidentali.

     

    Rinoplastica non chirurgica

    La correzione del profilo del naso, solo sotto l’aspetto estetico non funzionale, è possibile ottenerla anche attraverso il RINOFILLER, ossia l’introduzione di acido ialuronico riassorbibile.

    Tale trattamento di medicina estetica permette di armonizzare il profilo del paziente senza ricorrere alla chirurgia.
    I risultati sono subito visibili e durano dai 6 mesi ad un anno, dopodiché l’acido tenderà a riassorbirsi.

    È una procedura che si effettua senza nessun tipo di incisione. In pratica, prevede l’uso di filler (l’acido ialuronico), che, andando a riempire alcune zone, agiscono modificando e modellando la forma del naso. Non sostituisce totalmente l’intervento tradizionale, non essendo adatta, ad esempio, nel caso di setto nasale deviato, ma riesce a sostituirlo in tutti i casi in cui è richiesto un intervento di modellamento estetico, come la correzione delle gobbe nasali o la sistemazione della punta e della radice del naso.

     

    Modalità di intervento

    Questo procedimento non chirurgico viene eseguito in ambulatorio e, generalmente, non necessita di anestesia. La seduta è breve e il dolore quasi del tutto assente. Chi è particolarmente sensibile troverà giovamento dall’applicazione di una crema anestetica o di semplice ghiaccio. Anche durante il periodo post-intervento non ci sono grossi problemi: non servono medicazioni ed è possibile, fin da subito, tornare alle attività consuete.

    Durata dei risultati

    L’effetto del trattamento, essendo determinato da filler riassorbibili e senza un vero intervento chirurgico, non è definitivo. Generalmente, i risultati si mantengono ottimali per circa 12 mesi, quindi il suggerimento potrebbe essere quello di ripetere una sessione all’anno. Proprio per queste caratteristiche, dopo il completo riassorbimento del filler, è possibile prendere la decisione di procedere con un intervento chirurgico tradizionale. La soluzione migliore non esiste in assoluto, ogni caso deve essere valutato singolarmente dallo specialista di Allure Medical che darà i consigli più opportuni.

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      Mastoplastica Additiva

      Odeon TV

      La Dott.ssa Gabriela Stelian, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, ci parla di Mastoplastica Additiva, diverse forme delle protesi, vantaggi e svantaggi di ognuna, nuove protesi moderne, diversi posizionamenti di queste protesi, come va scelto il volume finale mantenendo la naturalità del seno e convalescenza.

      Mastoplastica additiva

      La mastoplastica additiva è una operazione finalizzata all’aumento di volume delle mammelle. Nella mastoplastica additiva, più che per ogni altro intervento in chirurgia estetica, è essenziale un’attenta pianificazione pre-operatoria che deve tenere conto di quelli che sono i desideri della paziente in termini di forma e di volume e valutare se questi sono realizzabili sulla base della situazione anatomica di partenza.

       

       

      Possiamo  effettuare l’intervento con un accesso chirurgico che può essere dal solco inframammario, dall’areola, o dal cavo ascellare creando una tasca che può essere retroghiandolare, retrofasciale o retromuscolare, utilizzando protesi rotonde o anatomiche con vario grado di proiezione e coesività, rivestite di silicone o di poliuretano.

      Tutte queste variabili vengono scelte tenendo conto sia della situazione anatomica preoperatoria delle mammelle che dei desideri della paziente e vanno valutate accuratamente durante i colloqui preliminari.

       

      Facciamo qualche esempio

      Se la paziente ha delle mammelle già ben rappresentate con una buona copertura di tessuto fibroghiandolare del polo superiore, è possibile posizionare le protesi in sede retroghiandolare o preferibilmente retrofasciale (tra la fascia del muscolo pettorale ed il muscolo pettorale stesso).
      Se abbiamo una paziente con un torace proporzionato all’altezza, con una ghiandola mammaria ben conformata ed il capezzolo centrato sulla coppa, che desidera un aumento omogeneo del volume, possiamo optare sia per una protesi rotonda che per una protesi anatomica a seconda delle preferenze estetiche della paziente stessa. Una volta scelte le dimensioni della protesi attraverso delle misurazioni, saranno le differenti proiezioni a determinare il volume finale dell’impianto.

      Se invece la paziente è bassa e con un torace un po’ largo o viceversa è piuttosto alta ed esile, pur in presenza di una ghiandola mammaria ben sviluppata le protesi più idonee saranno quelle anatomiche che, oltre alla forma a goccia hanno la possibilità di avere un’altezza differente rispetto alla larghezza, una caratteristica che permette, dopo un’attenta valutazione del chirurgo, di poter realizzare un seno armonico e naturale in base alla conformazione della gabbia toracica.

      Se la ghiandola mammaria presenta una lieve perdita di tono (ptosi mammaria) utilizziamo alcuni accorgimenti tecnici volti a risollevare la mammella quali la tecnica dual plane, associata, se è necessario far risalire anche il capezzolo, ad un accesso chirurgico emiperiareolare superiore o periareolare completo con sutura a borsa di tabacco (round block). Inoltre utilizzeremo protesi anatomiche ad alto grado di proiezione e coesività, in modo che esse stesse sorreggano la ghiandola mammaria lievemente ptosica.

      Se la paziente desidera un rapido ritorno all’attività sportiva e/o lavorativa e/o utilizza gli arti superiori per lavoro, noi utilizziamo protesi rivestite in poliuretano che si fissano nel giro di pochi giorni ai tessuti circostanti in modo inamovibile annullando il rischio di rotazione, innalzamento o asimmetria delle protesi stesse.

      Se la paziente è già stata operata e desidera sostituire gli impianti, noi utilizziamo protesi rivestite di poliuretano perché il rischio di contrattura capsulare (la principale complicanza legata all’inserimento delle protesi mammarie) è molto basso e si attesta intorno al 2-4 % a 10 anni dall’intervento.

      Se la priorità della paziente è avere il rischio di complicanze più basso possibile a medio/lungo termine, usiamo le protesi in poliuretano.

       

       

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        Mastoplastica Additiva

        La “Mastoplastica additiva” rappresenta al giorno d’oggi l’intervento più conosciuto tra tutti quelli effettuati in “chirurgia plastica”. Aumentare di qualche taglia il proprio “seno” è il desiderio recondito della maggior parte delle donne, per questo l’intervento è tra i più richiesti.
        Va precisato che tale procedura chirurgica non si limita ad aumentare di volume il seno, ma conferisce allo stesso un maggior tono, una forma più gradevole, una simmetria con il seno controlaterale, oltre a donargli un aspetto più giovanile e più tonico.

        Negli Stati Uniti d’America più di 1 milione di donne si sono sottoposte a questo intervento.

         

        L’intervento chirurgico

        L’aumento chirurgico del seno, sebbene risulti essere un intervento relativamente semplice, deve sempre essere considerato un’operazione chirurgia a tutti gli effetti.

        Il chirurgo avrà l’arduo compito di far conciliare le aspettative e le esigenze di ogni sua paziente, con parametri fisici e tessutali delle stesse.

        Seno grande o piccolo?

        L’ingrandimento volumetrico del seno dovrà sempre essere proporzionato alla silhouette della donna, rispettando le proporzioni con le altre strutture anatomiche: fianchi , torace, spalle, ecc.

        L’eccesso dei volumi largamente pubblicizzato su rotocalchi e reality show rappresenta un rischio reale per la persona che si sottopone all’intervento chirurgico, aumentando esponenzialmente il rischio di complicanze post operatorie.

        svantaggi presenti per ogni tecnica.

         

        Quali sono le vie d’accesso per le protesi?

        Le protesi mammarie possono essere inserite:

        – per via periareolare;

        – per via ascellare;

        – con incisione nel solco sotto mammario;

        – per via ombelicale.

        La scelta dipende da diversi fattori come ad esempio dalla grandezza dell’areole, dalla grandezza delle protesi, dal tipo di protesi da inserire o da condizioni anatomiche preesistenti (come un seno tuberoso per esempio).

         

        Il posizionamento delle protesi:

        Se l’intervento concettualmente risulta essere semplice (ovvero inserire una coppia di protesi) esistono numerose sfumature tecniche che conoscono periodicamente aggiornamenti concettuali. Le protesi mammarie possono essere impiantate sotto la ghiandola mammaria o sotto il muscolo gran pettorale.
        Nei limiti di queste due posizioni esistono svariate varianti come il posizionamento sopra o sotto fasciale, sotto muscolare parziale o totale o la tecnica “dual plane” (doppio piano) o ancora la più moderna tecnica del “multiplane”.
        La scelta del posizionamento è strettamente legata a parametri anatomici e tecnici che spettano al chirurgo e verranno decisi al momento della prima visita. La scelta della via d’accesso viene concordata con la paziente sempre al momento della prima visita.

         

        Qual’è il posizionamento migliore per le protesi?

        Non è possibile stabilire un posizionamento ideale per tutti i pazienti, spetta al chirurgo la scelta della tecnica da attuare a seconda delle specifiche necessità del caso, illustrando ovviamente alla paziente vantaggi e svantaggi di ogni tecnica.

        Va specificato che la scelta dell’alloggiamento delle protesi non è in realtà così semplice, considerate le innumerevoli varianti tecniche esistente oltre ai vantaggi e svantaggi presenti per ogni tecnica.

         

        Posizionamento sottoghiandolare

        Vantaggi: facilità di esecuzione della tecnica, assenza di variazione di forma della mammella durante la contrazione del muscolo pettorale, assenza di incisione per il muscolo pettorale che viene cosi preservato, decorso post operatorio più rapido.

        Svantaggi: maggiore rischio di visibilità o palpabilità della protesi, soprattutto in pazienti con poca copertura ghiandolare, maggiore rischio di contrattura capsulare (intorno al 3%) .

         

        Posizionamento sottomuscolare

        Vantaggi: minori rischi di visibilità o palpabilità dei margini della protesi e minore rischio di incidenza per la contrattura capsulare (< 3%), in caso di contrattura capsulare minore visibilità.

        Svantaggi: minore controllo della forma della mammella soprattutto nella porzione supero – mediale, decorso post operatorio più lungo, rischio aumentato di dislocazione verso l’alto della protesi, variazione della forma della mammella durante la contrazione del muscolo pettorale.

        Valutazione preoperatoria

        La corretta informazione al paziente è di fondamentale importanza per creare una reale consapevolezza del tipo di intervento che verrà eseguito. In seguito si procederà alla raccolta dell’anamnesi alla corretta misurazione del seno e di tutti i parametri necessari per l’individuazione delle protesi da utilizzare e della tecnica operatoria migliore da eseguire.

         

        Sarà di fondamentale importanza porre l’attenzione:

        – sulla forma della mammella – adeguata copertura ghiandolare;

        – grandezza e spessore del muscolo pettorale;

        – eventuale ptosi della mammella;

        – posizione e diametro del complesso areola – capezzolo;

        – elasticità dei tessuti;

        – tipo e dimensione delle protesi.

        Qual’è il tipo di protesi ideale?

        Non è corretto definire un tipo di protesi ideale o unica per tutti i pazienti, al contrario si devono valutare differenze significative da caso a caso; ciò è molto importante per ottenere un risultato finale ottimale. Sul mercato sono presenti diversi tipi di protesi mammarie, che si diversificano  a seconda:

        – dei materiali utilizzati;

        – del profilo (alto, medio, basso);

        – della forma e del volume;

        – della superficie (liscia, testurizzata).

         

        Tipi di protesi legate alla forma rotonde o anatomiche:

        Non si può in assoluto stabilire se sia più adatta una protesi rotonda o anatomica; la scelta dovrebbe essere effettuata sulla base del risultato che si vuole ottenere.

        Le protesi anatomiche danno in genere un risultato più naturale e sono maggiormente indicate nella tecnica “Dual plane” per aumentare la proiezione del polo inferiore, mentre non sono particolarmente consigliate se si vuole ottenere un riempimento del polo superiore quindi con un seno pieno in alto.

        È importante sottolineare che la scelta della protesi rappresenta un momento particolarmente importante per il chirurgo che deve far combaciare le richieste della paziente con gli effettivi risultati che si possono ottenere in base alle caratteristiche anatomiche della mammella della paziente.

        La visita clinica preoperatoria è quindi un momento fondamentale per poter pianificare il tipo di protesi da impiantare in base alla conformazione del seno, in base al tipo di protesi, al volume e al posizionamento della protesi stessa.

         

        Tipi di protesi legate al profilo:

        Basso: questo tipo di protesi di silicone, possiede un base più ampia e più basse, quindi più indicate quando si desidera ottenere una maggiore ampiezza della base mammaria e una bassa proiezione in avanti. Sono poco utilizzate nella pratica clinica.

        Alto: queste protesi di silicone hanno una base più ristretta e danno una maggiore proiezione al cono mammario;questi tipi di protesi sono quelle maggiormente richieste dai pazienti.

        Medio: rappresentano una via di mezzo tra le prime e le seconde. Due protesi di silicone possono avere lo stesso volume ma una proiezione differente.

         

        Differenze legate al tipo di superficie della protesi:

        Prima di cominciare a discutere sui vari tipi di superfici esistenti negli impianti, è importante capire perché esistono in commercio impianti con diverse superfici. Il corpo umano per una reazione naturale tende ad inglobare con una capsula fibrosa come meccanismo difensivo ogni elemento estraneo a se stesso.

        Questa capsula fibrosa può diventare patologica per alcuni pazienti, con una reazione di contrattura della capsula che può deformare la protesi di silicone, modificando la forma del seno, e nei gradi più alti di contrazione provocando anche una sintomatologia dolorosa. Definiamo questa complicanza con il termine di contrattura capsulare. In questi casi la capsula deve essere rimossa e le protesi vengono sostituite.

        Il tasso d’incidenza di contrattura capsulare è legata a fattori non specificatamente chiari e l’argomento è frutto di notevoli dibattiti; S’è notato comunque che la superficie delle protesi, potrebbe diminuire la percentuale d’incidenza. Con le prime protesi mammarie (con superficie liscia) riscontravamo il più alto tasso di contrattura capsulare.

        Dalla metà degli anni Settanta è arrivata sul mercato la protesi in poliuretano espanso, che tutt’ora ha un’ incidenza pari allo 0,5 %. Attualmente, nella maggior parte dei casi si usano la protesi di silicone testurizzato che danno una incidenza inferiore al 3% dei casi trattati.

         

        Fra le possibili complicanze dell’intervento si riscontrano:

        – comparse di ematoma;

        – infezione alla mammella e zone limitrofe;

        – rottura dell’impianto;

        – linfoadenopatia;

        – cicatricicontrattura capsulare.

        Sintomatologia nei giorni successivi all’intervento:

        Nei giorni successivi all’intervento il paziente potrebbe avvertire un temporaneo indolenzimento della regione mammaria e degli arti superiori; l’eventuale dolore, può controllarsi facilmente con l’assunzione di antidolorifici al bisogno. Saranno presenti ecchimosi e gonfiori che scompariranno dopo qualche settimana.

        A fine intervento al paziente sarà applicata una medicazione contenitiva che fisserà la posizione delle protesi. Tale fasciatura verrà rimossa dopo una settimana. Il paziente dovrà indossare un reggiseno idoneo a sostegno medio (di tipo sportivo) per un mese.

         

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          Blefaroplastica

          L’INTERVENTO DI BLEFAROPLASTICA, COME FUNZIONA?

           

          Con il progredire dell’età, (Aging) evidenzia un eccesso di pelle nella zona degli occhi, una mancanza di elasticità con la comparsa delle rughe e delle grinze perioculari. Inoltre è possibile che con il tempo si evidenzi un accumulo di grasso sottocutaneo sulle palpebre. Fattori genetici e regime alimentare insieme ad uno stile di vita esagerato, possono far apparire anzitempo questi sintomi.

          La chirurgia estetica delle palpebre, la blefaroplastica, può restituire freschezza e tonicità alle palpebre, con il risultato di uno sguardo più giovane e vivace.
          La blefaroplastica ringiovanisce le palpebre rilassate, ma non elimina del tutto le rughe e le zampe di gallina o le sopracciglia cadenti.

           

          BLEFAROPLASTICA SUPERIORE

          La blefaroplastica superiore è un intervento di chirurgia estetica delle palpebre superiori che consiste nell’asportare l’eccesso di pelle e nella rimozione delle borse di grasso che si trovano nella regione palpebrale superiore.
          Questo intervento può essere eseguito in ambulatory surgery, day hospital, sia in anestesia locale che in anestesia generale, e ha una durata di circa 30 minuti.

          L’intervento di blefaroplastica superiore termina con dei sottilissimi punti che vengono rimossi dopo 3-4 giorni dall’intervento e con una cicatrice praticamente invisibile che si localizza nella piega palpebrale superiore.
          L’intervento è praticamente indolore e dopo 6-10 giorni la paziente può tornare a svolgere tutte le attività lavorative e sociali senza particolari segni o esiti.

          BLEFAROPLASTICA INFERIORE

          La blefaroplastica inferiore è un intervento di chirurgia estetica delle palpebre inferiori che consiste nell’ asportare se necessario una losanga di pelle e nella rimozione o riposizionamento delle borse di grasso che si trovano nella regione palpebrale inferiore.
          La blefaroplastica inferiore è un intervento di chirurgia estetica delle palpebre inferiori più complesso della blefaroplastica superiore e anch’esso può essere eseguito in ambulatory surgery, day hospital, in anestesia locale oppure in anestesia generale.
          Nella blefaroplastica inferiore viene praticata una incisione nel bordo sotto ciliare attraverso la quale vengono rimodellate le tre borse di grasso che sono localizzate in questa regione e l’eccesso di cute e di muscolo che possono contribuire a determinare un difetto estetico che necessita di correzione.
          Anche l’intervento di blefaroplastica inferiore comporta l’esito di una piccolissima cicatrice quasi invisibile.
          L’intervento è praticamente indolore. La ripresa della normalità in questo caso è lievemente più lunga e necessitano circa due settimane per ritornare alla consueta attività lavorativa e sociale.

          LA BLEFAROPLASTICA TRANSCONGIUNTIVALE

          Una tecnica molto particolare e specifica solo della blefaroplastica inferiore è la blefaroplastica transcongiu

          ntivale: questa tecnica consiste nella rimozione solo delle borse adipose inferiori tramite una incisione congiuntivale interna alla palpebra inferiore attraverso la quale è possibile rimodellare l’eccesso di grasso senza cicatrici cutanee esterne.
          La blefaroplastica transcongiuntivale è un intervento chirurgico con cui è possibile eliminare le borse sotto gli occhi attraverso un’incisione effettuata all’interno della congiuntiva della palpebra inferiore.

          La tecnica della blefaroplastica transcongiuntivale è indicata per le persone che hanno solo eccesso di grasso.
          Con la blefaroplastica è anche possibile modificare la forma dello sguardo mediante il sollevamento e/o il riposizionamento dell’angolo laterale dell’occhio (cosiddetta cantoplastica e cantopessi).
          La blefaroplastica superiore e la blefaroplastica inferiore possono ovviamente essere associate quindi eseguite insieme.

           

          INDICAZIONI

          I migliori candidati alla blefaroplastica sono uomini e donne la cui pelle ha iniziato a dare segni di cedimento, ma ha conservato una buona elasticità. La blefaroplastica transcongiuntivale è indicata per uomini e donne la cui pelle ha cominciato a dare segni di cedimento, ma ha conservato una buona elasticità. Questa tecnica non è tuttavia indicata per i pazienti che presentano un eccesso di pelle intorno alle palpebre perché questo tipo di inestetismo può essere eliminato solo con la blefaroplastica tradizionale.

          I pazienti ideali per la blefaroplastica sono fisicamente sani, psicologicamente stabili e ben informati sulla procedura chirurgica e post chirurgica, requisiti comuni a tutti gli interventi di chirurgia estetica.
          In genere a richiedere la blefaroplastica per ringiovanire lo sguardo sono persone al di sopra dei 35 anni, mentre i pazienti più giovani spesso la richiedono per fattori ereditari, quindi per ritoccare la forma e il taglio degli occhi. L’anatomia personale e la qualità dei tessuti di ciascuno sono elementi che determinano la diversità dei risultati di un intervento di chirurgia estetica.

          La blefaroplastica è indicata anche per la correzione della palpebra orientale che in alcuni pazienti di origine asiatico può risultare eccessivamente marcata.
          La ptosi delle palpebre quando è di grado severo può ridurre il campo visivo. In questa circostanza è consigliabile prendere in considerazione l’intervento di blefaroplastica non solo per motivi estetici ma anche per ragioni funzionali.

          VISITA PRE-OPERATORIA E PREPARAZIONE

          La blefaroplastica è un intervento personalizzato, come tale, necessita di un’accurata visita specialistica. Durante la prima visita il chirurgo dovrà valutare la struttura ossea e muscolare del vostro volto, la qualità della pelle e dei muscoli perioculari, la presenza di eventuali difetti estetici e funzionali, illustrarvi gli obiettivi con i risultati estetici che è possibile ottenere.

          Il chirurgo dovrà inoltre valutare le vostre condizioni di salute per escludere la presenza di alterazioni (pressione alta, problemi di coagulazione o di cicatrizzazione) che potrebbero influire sul risultato finale dell’intervento. Al termine della visita il chirurgo, d’accordo con voi, sceglierà la procedura chirurgica più indicata.

          Informare il chirurgo di qualsiasi eventuale trattamento con farmaci (soprattutto cortisonici, contraccettivi, antipertensivi, cardioattivi, anticoagulanti, ipoglicemizzanti, antibiotici, tranquillanti, sonniferi, eccitanti, ecc.);
          2 settimane prima: sospendere assunzione di medicinali contenenti acido acetilsalicilico (es. Alka Seltzer, Ascriptin, Aspirina, Bufferin, Carin, Cemirit, Vivin C, etc.) o Vitamina E; eliminare il fumo almeno una settimana prima dell’intervento; segnalare immediatamente l’insorgenza di raffreddore, mal di gola, tosse, malattie della pelle; praticare un accurato bagno di pulizia completo; lavare i capelli; rimuovere lo smalto delle unghie delle mani e dei piedi; non assumere cibi dalla mezzanotte, si possono assumere liquidi chiari (the, acqua) fino a 6 ore prima dell’intervento.

          PROCEDURA CHIRURGICA

          La procedura chirurgica più comune, consistente nel rimodellamento del muscolo orbicolare e delle borse adipose e nella rimozione dell’eccesso di cute, le incisioni vengono eseguite nella piega delle palpebre superiori e inferiori e risultano praticamente invisibili. Se sono presenti solo delle borse adipose nella palpebra inferiore e non è necessario rimuovere l’eccesso cutaneo, il chirurgo può eseguire la cosiddetta blefaroplastica transcongiuntivale, senza praticare incisioni cutanee esterne.

          Vedi: BLEFAROPLASTICA SUPERIORE, BLEFAROPLASTICA INFERIORE, LA BLEFAROPLASTICA TRANSCONGIUNTIVALE

          POST-OPERATORIO

          Nelle 24 ore successive all’intervento di blefaroplastica dovrete rimanere a riposo con la testa leggermente sollevata. A partire dal terzo giorno potrete riprendere a svolgere una vita normale evitando però attività faticose, saune e bagni turchi e l’esposizione al sole. Nei primi due giorni potranno apparire gonfiore ed ecchimosi intorno alla regione trattata che persisteranno per circa 1-2 settimane. Raramente si possono verificare ematomi, infezioni e cicatrici cheloidee.

          Dopo 7-10 giorni potrete riprendere la vostra attività lavorativa se non eccessivamente faticosa. A partire dalla terza settimana potrete riprendere progressivamente a svolgere tutte le normali attività compresa quella sportiva. Il risultato, apprezzabile già dopo le prime tre settimane, sarà definitivamente raggiunto a distanza di circa sei mesi dall’intervento

          POSSIBILI COMPLICANZE

          La chirurgia estetica delle palpebre è una procedura chirurgica semplice.
          Quando la blefaroplastica viene eseguita da un medico specialista in chirurgia plastica o chirurgo plastico esperto iscritto alle maggiori as

          sociazioni italiane di chirurgia plastica estetica, all’interno di strutture autorizzate, i risultati sono generalmente molto soddisfacenti.

          Si tratta comunque di una procedura chirurgica vera e propria dove le complicanze (sanguinamento, infezione) sono rare, ma possono accadere ed essere agevolmente risolte. Per diminuire i rischi di complicanze è comunque importante seguire attentamente i consigli e le istruzioni che vi darà il chirurgo prima e dopo l’intervento. I fumatori dovrebbero ridurre o abolire l’uso di sigarette perché il fumo può aumentare il rischio di complicanze e ritardi di guarigione.

          RISULTATI

          Il risultato della blefaroplastica è generalmente molto buono e duraturo ma non può dirsi permanente in quanto sarà sempre condizionato dal vostro stile di vita e dagli inevitabili effetti della gravità e dell’invecchiamento. Nei primi due giorni successivi all’intervento dovrete rimanere a riposo con la testa leggermente sollevata.

          A partire dal terzo giorno potrete riprendere a svolgere una vita normale evitando però attività faticose, saune e bagni turchi e l’esposizione al sole. Nei primi due giorni potranno apparire gonfiore ed ecchimosi intorno alla regione trattata che andranno gradualmente scomparendo.

          Dopo 7-10 giorni potrete riprendere la vostra attività lavorativa se non eccessivamente faticosa. A partire dalla terza settimana potrete riprendere progressivamente a svolgere tutte le normali attività compresa quella sportiva. Il risultato, apprezzabile già dopo le prime tre settimane, sarà definitivamente raggiunto a distanza di 3-6 mesi dall’intervento.

           

          Per ulteriori informazioni o domande, ecco come contattare la Dott.ssa Stelian

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            Consigli utili per rimetterti in forma dopo le feste

            Per digerire, dopo una serata in cui avete mangiato forse un pò troppo, un cucchiaio di aceto di sidro di mele, può essere d’aiuto. L’acidità favorirà naturalmente la digestione e ridurrà in modo significativo il gonfiore addominale, i dolori e altri sintomi gastrointestinali indesiderati. Se non vi piace puro o non ce la fate, provate a miscelarlo con acqua calda e miele.

             

            Avete mangiato troppo e vi sentite gonfi come un pallone? Un buon rimedio per disintossicarvi, eliminare prodotti della fermentazione del cibo, è l’argilla verde ventilata. Basta metterne un cucchiaio raso in un bicchiere la sera, mescolare, lasciare depositare la notte e la mattina dopo bere il surnatante, ovvero la parte di acqua sopra il deposito di argilla che vedete sul fondo del bicchiere.

             

            Combattete la stanchezza con un uovo sodo. L’eccesso di carboidrati attiva anche il triptofano nel cervello, che innesca sonnolenza e stanchezza. L’antidoto è costituito dalla catena ramificata di aminoacidi valina, isoleucina, leucina che si trovano nel pollo, pesce, latticini e uova. Riducono o ritardano la sonnolenza post prandiale. Un uovo sodo vale anche come spuntino leggero.

             

            Dopo gli eccessi d’alcol avrete bisogno di compensare in magnesio, vitamina B12 e vitamina C. Mangiate cibi ricchi di queste sostanze il giorno prima, il giorno stesso e il giorno dopo le grosse abbuffate. Qualche manciata di semi di zucca per il magnesio, pesce e crostacei e due kiwi per la vitamina C, possono supportarvi.

             

            La curcumina, il composto attivo nella curcuma, rende questa spezia indiana il rimedio ideale per contrastare gli effetti dell’eccesso di alcol, in quanto aiuta ad assorbire il residuo di acido che rimane nel corpo e purifica il fegato. La curcuma ha anche effetti anti-infiammatori potenti. Potete versare un cucchiaino di curcuma nel tè del mattino per raccogliere tutti gli effetti benefici.

             

            Contro il pessimismo, una passeggiata all’aria aperta in un giorno di sole amplifica gli effetti benefici dei cibi elencati sopra. Respirare aria fresca ed esporre la pelle al sole può aumentare la produzione di endorfine che aiutano a sentirsi ottimisti e motivati.

             

            Liberamente tratto da: https://www.corriere.it/salute/cards/tornare-forma-le-feste-otto-consigli-facili-inaspettati/per-digerire_principale.shtml

            “Sindrome da rientro”: come tornare al lavoro e sopravvivere allo stress

            Al ritorno dalle vacanze 3 lavoratori su 10 si sentono male appena mettono piede in ufficio. Colpa di quella che gli anglosassoni chiamano post vacation blues, ribattezzato sindrome da rientro.

            Disturbo dell’adattamento

            La «sindrome da rientro» è un disturbo dell’adattamento che può presentarsi con diversi sintomi. Per chi ha problemi sul lavoro e rischia di perderlo, è un ulteriore motivo di stress: per molti il rientro dalle vacanze non è più associato solo al pensiero di smaltire pratiche lasciate in sospeso e di riorganizzare la routine famigliare, ma anche alle preoccupazioni relative al posto di lavoro

            Quali sono i sintomi e chi colpisce

            Il rischio di sviluppare la sindrome da rientro è tanto maggiore quanto più il lavoro è di tipo intellettuale. Irritabilità, stanchezza profonda, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, mal di testa e perdita di peso sono alcuni dei sintomi più frequenti. Secondo uno studio spagnolo la categoria di persone più colpite dalla sindrome da rientro è quella dei giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 40 anni.

            Regola numero 1: rientra con calma!

            Se possibile, meglio  rientrare a metà settimana in modo che i giorni lavorativi, prima di un nuovo riposo, siamo pochi. Altro suggerimento è  quello di partire  dalle precedenze e gradualmente passare agli altri impegni. La parola chiave per sopravvivere al rientro è “gradualità”: non dobbiamo risolvere tutto in un giorno.

            Ore di riposo

            In vacanza tutti noi abbiamo orari flessibili. Ecco che al rientro il nostro corpo deve adattarsi nuovamente alle routine di lavoro e sveglia mattutina. Un buon consiglio per resecare il ritmo sonno veglia è quello di concedersi, se possibile, le ore di sonno necessarie per rigenerare l’organismo e reggere la sveglia mattutina. dunque: tutti a letto presto!

            Movimento

            Il momento buono per iniziare a fare un po’ di moto, smaltire un pò di tossine e rimanere di buon umore, è sicuramente il referto dalle ferie. L’esercizio fisico, soprattutto se praticato all’aperto, incrementa il livello nel sangue di endorfine, le sostanze chimiche prodotte dal cervello dotate di proprietà euforizzanti e di conseguenza antidepressive.

            Cibo

            E’ arrivato il momento di riprendere un’alimentazione equilibrata: sì a frutta e verdura. Limitare il più possibile alcol, zuccheri e fritti. In breve l’organismo potrà contare su tutte le energie per  riprendere il lavoro.

            Sole

            Il passaggio dalla luce del sole in spiaggia o in montagna a quella artificiale dell’ufficio può mettere a dura prova il corpo e la mente. Un consiglio: fare la pausa pranzo all’aria aperta.

            Liberamente tratto da: https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/cards/sindrome-rientro-regole-tornare-citta-senza-farsi-consumare-stress/disturbo-dell-adattamento_principale.shtml

            Il pensiero può cambiare la vita?

            Domanda veramente ardua. Ciascuno di noi potrebbe dare una risposta diversa.
            Proviamo a capirne qualcosa in più.

            Che i nostri pensieri possano influenzare la nostra vita, sembra un dato acquisito. Ciò che stentiamo ancora ad accettare è che possano non solo influenzarla ma cambiarla.

            Di fronte allo stesso fatto oggettivo, persone diverse hanno un diverso vissuto. Esperienze e sensibilità diverse, ci portano a recepire le esperienze in modo soggettivo. Ed è questa soggettività, o meglio la possibilità acquisire gli eventi all’interno di quadri interpretativi differenti che ci cambia la vita.

            C’é chi di fronte ad una difficoltà l’accoglie come stimolo per crescere e per fare dei passaggi, poi c’è chi pensa di “essere sfortunato”. Chiaro che il quadro interpretativo cambia totalmente l’esperienza e anche le risorse che riusciamo a mettere in campo per risolvere la situazione. “Sono sfortunato” significa: sto fermo qui e non ci posso fare nulla. “Ok è successo, ora vedo come uscirne e cosa m’insegna questa esperienza” è tutto un altro discorso.

            Ci può volere molto tempo per capire che “siamo qui per imparare” da tutte le esperienze. Tuttavia nutrire un pensiero aperto, logico e fiducioso aiuta moltissimo a conquistare una realtà diversa.

            Ciò che realmente fa la differenza tra il riuscire nella vita e il non riuscire, non sono i soldi che abbiamo guadagnato, non è la posizione sociale alla quale siamo giunti ma è, secondo noi, la predisposizione a cambiare.

            Ciò che conta è credere in un obbiettivo e lavorare tutti i giorni per raggiungerlo. Conta di più a nostro vedere aver imparato a non arrendersi e “stare in piedi nella vita” che tutti i titoli che abbiamo.

            Una visione positiva non equivale a vivere nelle nuvole senza contatto con la realtà. Significa assumersi la responsabilità della propria vita e lavorare per raggiungere ciò che desideriamo.

            E’ chiaro che in quest’ottica il pensiero cambia la vita, eccome se la cambia. Ecco allora che prima iniziamo il lavoro su di noi per cambiare modo di pensare, prima riusciremo a trasformarla.

            Avete mai considerato quante volte rimaniamo attaccati al passato o fantastichiamo circa il futuro?

            E avete mai considerato quanto sia fondamentale vivere il presente?

            Se ci pensate, ansia e paura derivano dall’ancoramento al passato o dalla proiezione nel futuro. Se rimaniamo qui ed ora, responsabili della nostra vita, molti disagi gradualmente si sciolgono.

            La qualità dei pensieri e delle emozioni può influire sul nostro stato di salute e sulla qualità della nostra giornata. Recepito questo non ci resta che iniziare a metterlo in pratica.

            News dal Blog della Dott.ssa Stelian: http://www.dottoressa-stelian.it/news/

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            La tua pelle è pronta per l’estate?

            Ormai ci siamo, l’estate è qui! Qualche fortunato è già partito per le vacanze e qualcuno sta contando i giorni prima della partenza. Ecco allora qualche piccolo suggerimento per preparare la pelle al sole.

            1 – Acqua, acqua, acqua.

            Facile e alla portata di tutti, bere tanta acqua è davvero un toccasana. Per prevenire la secchezza della pelle, preparati una bottiglia da 2 litri di acqua da bere durante giorno.

            Bere acqua ti aiuta a regolare il senso di sazietà, a metabolizzare i grassi, a eliminare meglio le tossine e i batteri accumulati, a tutto vantaggio di una pelle giovane.

            2 – Alimentazione

            Tra i cibi “amici della tua pelle”, oltre alle carote (che contengono carotene precursore della vitamina A), ci sono i pomodori, che sono ricchi di licopene, potente antiossidante utile per combattere l’azione dei radicali liberi. E poi frutta e verdura  a volontà a partire da:

            Carote Radicchi 

            Albicocche 

            Cicorie e lattughe 

            Meloni gialli

            Sedano

            Peperoni

            Pomodori

            Pesche

            Cocomeri e ciliegie

            3 – Un poco al giorno

            Un’esposizione graduale è di grande aiuto alla  tua pelle. Se hai la carnagione molto chiara, anche solo 10 minuti potrebbero essere già tanti. In tutti i casi, per capire come orientarti, specialmente le la tua pelle è delicata o se evidenzia già qualche problema, rivolgiti ad un professionista che sappia darti i giusti consigli per mantenere un aspetto giovane e sano.

            4 – Il parere di un professionista

            Se hai la pelle delicata, se ti sei sottoposto ad interventi o a un trattamento al botulino, occorre un’attenzione in più.  Tuttavia ricorda che “La tossina botulinica previene le rughe di espressione che si accentuano in mezzo agli occhi per il riverbero del sole, mentre l’acido ialuronico non soltanto riempie le rughe ma porta idratazione a una pelle disidratata dal sole” (*).

            Per una consulenza professionale:

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            (*)Fonte: https://www.tantasalute.it/articolo/filler-e-botulino-d-estate-tutto-quello-che-bisogna-sapere/18813/ – Maurizio Benci, Dermatologo e Vicepresidente della Società Italiana Dermatologia Estetica e Correttiva

            Il valore della professionalità per un medico

            “La professionalità è la base del contratto tra medicina e società”, questo recita il preambolo de la “Carta della professionalità medica” (*)

            Questa impegna il medico ad anteporre ai suoi gli interessi dei pazienti, a fissare e mantenere standard di competenza e integrità e a offrire alla società consulenza esperta su questioni di salute. 

            PRINCIPI FONDAMENTALI

            Il principio della centralità del benessere dei pazienti. Questo principio si basa sull’impegno ad operare nell’interesse del paziente. L’altruismo alimenta la fiducia che svolge un ruolo chiave nella relazione medico-paziente. Pertanto le forze di mercato, le pressioni sociali e le esigenze amministrative non devono compromettere questo principio.

            Il principio dell’autonomia dei pazienti. I medici devono rispettare l’autonomia dei pazienti fornendo loro, in completa onestà, le conoscenze necessarie per poter prendere decisioni informate riguardo al trattamento. Le scelte dei pazienti devono essere rispettate, a meno che queste non siano in disaccordo con la pratica etica ed implichino richieste di trattamento inappropriato.

            Il principio della giustizia sociale. La professione medica è tenuta a promuovere la giustizia all’interno del sistema sanitario, ivi inclusa l’equa distribuzione delle risorse disponibili. I medici dovrebbero impegnarsi attivamente affinché in ambito sanitario venga eliminata qualsiasi forma di discriminazione, sia essa basata su razza, genere, condizione socioeconomica, religione, o qualsiasi altra categoria sociale.

            LE RESPONSABILITÀ PROFESSIONALI

            Impegno alla competenza professionale. I medici devono tenersi costantemente aggiornati in quanto è loro responsabilità mantenere il livello di conoscenze mediche e di competenze cliniche e organizzative necessarie per offrire un’assistenza di qualità. 

            Impegno all’onestà verso i pazienti. I medici devono fare in modo che i pazienti ricevano onestamente tutte le informazioni necessarie, prima di dare il proprio consenso per una cura e dopo che la stessa sia avvenuta. 

            Inoltre i medici dovrebbero riconoscere che, nel processo di cura, a volte si possono commettere errori che nuocciono ai pazienti. In questi casi è necessario informare immediatamente gli interessati, altrimenti verrebbe compromessa la fiducia dei pazienti e della società. Rendere noti gli errori medici ed analizzarne le cause è utile per sviluppare appropriate strategie di prevenzione, migliorare le procedure e, allo stesso tempo, risarcire adeguatamente le parti lese.

            Impegno alla riservatezza riguardo al paziente. Per guadagnarsi la fiducia e la confidenza dei pazienti è necessario tutelare adeguatamente la riservatezza delle informazioni da loro fornite.

            Impegno a mantenere un rapporto corretto con i pazienti. Date la vulnerabilità e la dipendenza intrinseche alla condizione di paziente occorre evitare certi tipi di relazione.

            Impegno a migliorare la qualità delle cure. I medici devono adoperarsi affinché la qualità delle cure migliori costantemente. 

            Impegno a migliorare l’accesso alle cure. Per la professionalità medica l’obiettivo dei sistemi sanitari è fornire standard di cura adeguati ed uniformi. 

            Impegno alla conoscenza scientifica. Buona parte del contratto tra medicina e società si basa sull’integrità e sull’utilizzo appropriato delle conoscenze scientifiche e della tecnologia. I medici hanno il dovere di sostenere i principi della scienza, promuovere la ricerca, creare nuove conoscenze ed assicurarne un utilizzo appropriato. La professione è responsabile dell’integrità di queste conoscenze basate su prove scientifiche e sull’esperienza del medico.

            In quasi tutte le culture e società la pratica medica dell’era moderna si trova ad affrontare sfide senza precedenti. Queste sfide riguardano le crescenti disparità tra i legittimi bisogni dei pazienti, le risorse disponibili alla loro soddisfazione, la maggiore dipendenza dei sistemi sanitari dalle forze di mercato e la tentazione dei medici di rinunciare al loro tradizionale impegno verso il benessere e l’interesse dei pazienti. Per tener fede al contratto sociale della medicina in questi tempi turbolenti crediamo che i medici debbano riaffermare la loro attiva dedizione ai principi della professionalità.
            Ciò richiede non solo impegno personale per il benessere dei pazienti, ma anche sforzi collettivi volti a migliorare il sistema sanitario per il benessere della società.

            Lo scopo della Carta della Professionalità Medica è proprio quello di incoraggiare tale dedizione e promuovere iniziative e linee d’azione che abbiano valore e portata universali. 

            STELIAN DOTT.SSA GABRIELA

            Via XX settembre 38, 28100 Novara

            Cell. +39 347.32.20.884

            e-Mail info@dottoressa-stelian.it

            (*)Testo liberamente tratto da: “Carta della professionalità medica” – The Lancet 2002, 359:520-522 and Annals of Internal Medicine 2002, 136:243-246 – http://www.medicina.unimi.it/files/_ITA_/Homepage/Carta_professio_medica.pdf